28 dicembre 2011

I racconti erotici de Il Nuovo Caffé

Ci è stato fatto notare quanto il nostro quindicinale ad uscita variabile risulti al grande pubblico come vagamente stucchevole, poco attuale, un po’ (diciamocelo) noioso.
Ma come neanche un pettegolezzo, un resoconto sportivo, un rompicapo? Nemmeno un coltellino svizzero in allegato?
Un poco di mondanità suvvia, saranno successe anche delle cose interessanti nelle ultime due settimane!
E siccome è giusto dare a Cesare ciò che gli spetta da questo numero verrà inserito uno spazio dedicato ai migliori racconti erotici della scena europea.
Si inizia con la prima parte del nuovo scritto del maestro del soft-hard svizzero: Claude la Bitte, intitolato “La fighessa di Vanessa”. Buon divertimento.

La fighessa di Vanessa
Di Claude la Bitte.

Vanessa Contarini Mobiliati avvertì distintamente quel fremito infuocato in mezzo alle gambe.
Non era la prima volta che lo sperimentava e, con ogni probabilità, non sarebbe stata nemmeno l’ultima.
Lo aveva sentito, come al solito, partirle dalla gola per poi scendere lentamente lungo tutto il suo corpo (i seni gonfi e sodi come bisacce colme di latte, la pancia liscia e morbida come la buccia di una pesca matura, il ventre gioioso e illibato) fino a farle tremare le gambe e costringerla a sedersi.
“Aristofezia, portami dell’acqua per cortesia”.
La servetta corse ad eseguire e, una volta tornata, si accucciò carponi per versare il liquido dalla caraffa, senza avvedersi che così facendo la sua sottoveste troppo corta si sollevava lungo le cosce, sino a scoprire il micro tanga zebrato che indossava impunemente. Doveva fare caldissimo lì sotto.
“Desidera altro signorina Contarini Mobiliati?” domandò poi, sollevandosi nuovamente con fare ingenuo.
“No, per il momento nulla” rispose lei, ma la voce roca ne tradiva ancora il profondo turbamento.
Chiuse gli occhi e rivide quel sorriso seducente, quegli occhi sfrontati, quelle mani così grandi da parere badili, i pantaloni attillati che mettevano in mostra la sua virilità.
Voleva farsi il giardiniere.
Possibile che lei, la duchessina Contarini Mobiliati, la giovane più pura e casta del Canton Ticino, la ragazza più bella e corteggiata dell’Europa centro-meridionale, promessa da sempre al principe di Pompadour, colei che aveva giurato a Dio e al suo futuro sposo di giungere illibata nel corpo e nel pensiero sino all’altare, possibile, si diceva, che proprio lei dovesse provare un sentimento tanto abietto e carnale?
Per il giardiniere per di più.
Vanessa amava il suo promesso, lo adorava, provava per lui i sentimenti più profondi e genuini, quell’amore ingenuo e totale che solo una giovane vergine può sperimentare.
Allora perché si sentiva così?
Licenziò i domestici per il resto della giornata e uscì a prendere un po’ d’aria.
Ma mentre la sua mente vagava negli anfratti più sordidi e lascivi ecco apparirle davanti l’oggetto della sua concupiscenza, il belloccio biondo dagli azzurri occhi che (più che il cuore) le aveva rubato la fornella da campeggio.
“Ciao bella manza, dove vai tutta sola?” le disse con un sorriso di una volgarità imbarazzante.
Vanessa arrossì, confusa dall’ondata di sentimenti contrastanti che sentiva impadronirsi di sé.
“Come vi permettete, voi…”.
“Dai non fare tanto la santarellina, scommetto che non vedi l’ora che ti sprema un po’ quei due meloni” bofonchiò il coatto, facendosi sempre più vicino.
“Io… Io non posso, sono promessa ad un altro” riuscì a dire Vanessa mentre, senza potersi più trattenere, gli faceva saltare i bottoni della camicia e prendeva a palpargli il petto muscoloso.
“Pure fidanzata! Sei proprio una porcellona, lo sai?”.
“Oddio dillo di nuovo, ti prego” lo supplicò Vanessa, persa ormai ogni inibizione assieme alla brasiliana azzurra di pizzo che lui le aveva strappato con i denti.
I suoi capezzoli parevano due biglie di vetro di Murano a causa dell’eccitazione e la voce le si era fatta roca, quasi un rantolo.
“O-MIO-DIO!” esclamò con un ruggito animalesco “Ma quanto sei uomo?” aggiunse poi strofinando avidamente la sua virilità.
“Hai mai provato a fare l’elica dell’aeroplano?” le chiese il cafone, masticandosene soddisfatto il suo chewing gum alla fragola.
“No maschione, siamo nel settecento, non li hanno ancora inventati quei cosi” rispose la ormai ex verginella Contarini Mobiliati.
“Be’, stai a vedere, dolcezza” e detto questo, se la conficcò sullo spiedo e prese a farla vorticare attorno a velocità folle, come l’elica di un piper, appunto.
Completamente nuda in mezzo al bosco si concesse a lui senza alcun tipo di ritegno per tutto il giorno e tutta la notte, tanto che nella tenuta Contarini Mobiliati da allora si racconta la leggenda della donna licantrotopa, una ragazza dal corpo di fata e dall’ululato bestiale, che si aggira per quei luoghi vestita solo del suo folto e riccio vello dorato.

Nessun commento:

Posta un commento