Padova
è stata per lungo tempo la città più pericolosa d’Europa.
Una
città caldissima, funestata da scontri fisici e pestaggi pressoché quotidiani,
uso di armi improprie e bottiglie incendiarie, fra militanti di destra e della sinistra extraparlamentare che si
contendevano il controllo del territorio.
Nel
1975 Roma decide che la misura sia colma e assegna il super magistrato Pietro
Calogero (celebre per aver condotto le indagini sulla strage di Piazza Fontana)
alla Procura patavina, nel disperato tentativo di quietare la situazione.
Al
suo arrivo in Veneto il pm si trova nel mezzo di una vera e propria guerra che
vede schierate contro: organizzazioni della sinistra extraparlamentare quali
Brigate Rosse e Autonomia Operaia (nata da una costola di Potere Operaio),
gruppi deviati dell’MSI, accusati di stare tentando di ricostituire il
disciolto Partito Fascista e forze dell’ordine.
Il
progetto di Autonomia Operaia e del suo capo, il professore padovano Antonio
“Toni” Negri, e delle altre organizzazioni della sinistra extraparlamentare era
naturalmente quello eversivo; il sovvertimento dello Stato e delle Istituzioni
attraverso la diffusione di un clima di violenza e paura collettive che
rendesse le condizioni infine favorevoli per una insurrezione proletaria armata.
La
violenza come arma politica in vista della rivoluzione.
L’Università
Il
centro organizzativo della maggior parte degli atti violenti e del terrorismo
di massa a Padova sono i Collettivi Politici che per ragioni di sicurezza usano
sigle differenti in relazione ai diversi ambiti d’intervento.
All’Università
agiscono, ad esempio, il Comitato di Agitazione e il Comitato di Lotta.
Le
facoltà più colpite sono quelle umanistiche: Scienze Politiche, Lettere e
Magistero.
Scienze
Politiche, soprattutto, assume ben presto il titolo di “centro rosso”, dato che
al suo interno esiste una facoltà parallela e occulta, aperta solo agli
aderenti ai nuclei armati, nella quale i futuri militanti vengono indottrinati
dai professori compiacenti.
A
Magistero e Lettere i bersagli privilegiati sono Guido Petter, direttore del
corso di laurea in Psicologia, e Oddone Longo, preside al Liviano.
Longo
è comunista, Petter è stato partigiano combattente.
Magistero
è stato più volte occupato e devastato; Petter si è sempre opposto
all’arroganza degli autonomi, tanto che in un anno, dietro sua spinta, vengono
annullati 130 esami “collettivi”, svolti sotto pesanti intimidazioni.
Nel
maggio ’78 Petter stacca dall’atrio di Magistero un avviso che lo minaccia;
quello stesso pomeriggio un gruppo di studenti scardina la porta del suo
studio, irrompe, lo spinge, volano calci e sputi, qualcuno gli tira la barba.
Seguono
attentati alle case di tre docenti solidali con Petter, un quarto viene
sequestrato e pestato in facoltà.
Poi
tocca a Longo: una molotov contro la porta di casa. Anche lui è uno dei pochi
che si oppongono agli autonomi; nell’atrio della sua facoltà è stato da poco
gambizzato un professore, Riondato.
Nel
’79, dopo il rifiuto di promozioni garantite i collettivi occupano Psicologia.
Quando se ne vanno lasciano scritto sulle lavagne: “Petter fai fagotto o ti
mettiamo in una cassa da morto”.
Magistero
chiude due settimane; quando riapre viene nuovamente occupata.
Sono
imminenti le elezioni universitarie, nelle facoltà “calde” compaiono le
scritte: “Non votate, sparate”.
Mentre
rincasa Petter viene aggredito e brutalmente pestato con martelli e chiavi
inglesi.
Una
settimana dopo l’azione si ripete, identica, contro Longo.
Ancora
all’inizio dell’80 Petter viene sequestrato due volte in facoltà, in
un’occasione imbrattato con dello spray rosso.
Quindi
tocca ad Angelo Ventura, docente di Storia Moderna, un socialista che si oppone
fermamente ad Autonomia Operaia.
Alle
minacce subentrano i sequestri: quattro ai suoi danni. L’ultima volta è
liberato solo dopo umilianti trattative con gli autonomi da parte del preside
della facoltà.
Dopo
poco una bomba al tritolo rivendicata dai Proletari Comunisti Organizzati
scardina l’ingresso della facoltà.
Una
lista di nomi viene affissa all’atrio con la frase: “Siete già stati
condannati”.
Ventura
viene gambizzato alla fine del ’79. L’azione viene rivendicata dal massimo livello
militare dei collettivi: il Fronte Comunista Combattente.
Lorenzo
Innocenti
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